Di Giuseppina Castaldo, classe 3A, secondaria di primo grado
Era marzo, ma era un marzo diverso dagli altri. La gente si rinchiudeva nelle proprie case e se usciva squadrava gli altri con diffidenza, quasi disgustata.
Era marzo e le strade erano riempite da un profondo silenzio intervallato solo dal suono delle ambulanze.
Era marzo e tutti avevano paura.
Eppure era marzo e la primavera era arrivata: i fiori sbocciavano rigogliosi, gli uccellini cinguettavano sugli alberi e il sole splendeva più che mai. La natura non si era accorta del caos che travolgeva l’Italia in quel momento e si mostrava in tutto il suo splendore. Le persone rimanevano incollate alle finestre e osservavano con gli occhi sbarrati tutto ciò che prima ritenevano scontato, superficiale, di poca importanza.
Era marzo ed anche se il mondo pareva in ginocchio davanti al potente nemico che aveva fatto il giro del mondo, noi eravamo più uniti che mai. Ricordo le canzoni urlate dai balconi, come segno di ribellione verso ciò che stava accadendo, ricordo il piacere nell’incontrare il sorriso del proprio vicino anche se da lontano, ricordo di aver riscoperto il prezioso valore della famiglia e della semplicità. I mille pomeriggi in cucina passati con mia madre ad inventare nuove ricette, le risate e le litigate con mia sorella, gli abbracci con mio padre e l’ammirazione verso coloro che per me erano eroi senza tempo: i medici. Rimanevo meravigliata dal loro coraggio, un coraggio sincero perché nessuno li obbligava erano loro a decidere di mettere in ballo la propria vita per salvarne altre.
Era marzo, un marzo che ricorderò per sempre. Come ricorderò tutta la vita il giorno in cui tutto ebbe fine, i nostri sorrisi e la nostra solidarietà avevano avuto la meglio su quel virus che pareva insormontabile. Siamo scesi in strada, abbiamo pianto e riso, abbiamo guardato il cielo come in segno di ringraziamento, poi ci siamo osservati e ci siamo uniti in un grande abbraccio, un abbraccio senza fine di cui ancora oggi ricordo il calore. È stato da quel momento che abbiamo ricominciato a vivere davvero e a guardare la vita con occhi diversi. Abbiamo imparato a dare valore alle piccole cose e a sorridere davvero per tutti coloro che non potevano più farlo. Ci siamo dati la mano e ci siamo rialzati, perché insieme tutto è possibile e no, non è solo una frase, ma è la dimostrazione che se ci credi puoi tornare a vivere.
Era marzo, marzo 2020 e il sole splendeva, il virus non ce l’aveva fatta, abbiamo vinto noi!
(A.S. 2019/2020)